martedì 19 giugno 2012

Un convegno perchè...


La parola Democrazia, quando è nata, era una parola ricca di promesse. Sembrava “contenere tutto ciò che di buono, di giusto e di bello ci si può attendere dalla politica”. Ma nella pratica abbiamo visto purtroppo crescere una frustrazione continua. La democrazia, per riprendere un'espressione di Norberto Bobbio, appare a molti oggi come il regime delle «promesse non mantenute». E ugualmente ci appare una promessa non mantenuta quella di una scuola per tutti. C’è disagio tra gli insegnanti, tra i genitori, tra i ragazzi. E avanza la tentazione di tornare “indietro” (ma dove e come?).
Eppure il binomio scuola-democrazia non può e non deve essere messo in discussione. La democrazia e i suoi principi dovrebbero essere alla base della nostra pedagogia e di conseguenza della nostra didattica.
La Costituzione parla chiaro a questo riguardo. I suoi obiettivi erano e sono l’abbattimento delle barriere sociali, l’offerta di pari opportunità e un avanzamento culturale generale.
Purtroppo questo processo di democratizzazione della scuola oggi sta subendo una pesante battuta di arresto per la mancanza di un pensiero, di un confronto serio e articolato su come questa importante istituzione deve essere. C’è molto disorientamento e pressapochismo, ma soprattutto una scarsa attenzione ai ragazzi, in particolare ai ragazzi più deboli a cui solo la scuola potrebbe offrire quelle opportunità di cui parla la nostra Costituzione oggi così bistrattata.

Zagrebelsky pone una domanda importante: "se si possa, cioè, insegnare non la democrazia ma l’adesione alla democrazia: se si possa insegnare non che cosa è la democrazia ma ad essere democratici, cioè ad assumere nella propria condotta la democrazia come ideale, come virtù da onorare e tradurre in pratica. Più in generale e in breve, si tratta di sapere se gli ideali, le virtù, e in particolare la virtù politica, si possano insegnare oppure no”.

Questo ci sembra uno dei temi centrali da affrontare: dovremmo lavorare per una scuola che faccia dei principi della democrazia, la propria pedagogia. La democrazia “richiede una pedagogia democratica. Oggi si possono mettere insieme queste due parole, - dice Zagrebelsky . - quasi intendendole come due lati della stessa realtà. Solo oggi, sebbene l’insegnamento dell’educazione civica risalga nel tempo, si è avvertita l’esigenza di una formazione democratica dei cittadini nelle scuole”.

E formazione democratica vuol dire studiare i principi fondanti della democrazia, ma imparare anche a metterla in pratica a farla vivere nel nostro agire quotidiano. Formazione democratica vuol dire imparare giorno dopo giorno l’arte della convivenza, del dialogo, dell’ascolto rispettoso e attento. E siamo noi adulti che per primi dobbiamo dare l’esempio senza mai dare nulla per scontato. Siamo noi adulti che dobbiamo saper trasmettere come si applica questo sapere alla pratica, alla vita quotidiana.
La democrazia è fragile ed ha bisogno di cittadini democratici che la sostengano, che diventino militanti appassionati. Per questo noi sosteniamo che “La scuola ci riguarda tutti”, perché dalla scuola passano tutti. Ci sembra che non ci sia un pensiero collettivo, che si rifletta troppo poco e si cerchino “ricette” che non esistono e non possono esistere data la complessità del mondo della scuola. Ci sembra soprattutto che la scuola non venga più vista come bene comune da costruire insieme per tutti. Tutti siamo consapevoli della crisi in cui versa questa importante istituzione, ma si è portati più a scaricare l’uno sull’altro le responsabilità, piuttosto che mettersi in modo dialettico al lavoro con spirito di ricerca e grande senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni.
La nostra Costituzione come espressione tangibile della democrazia sancisce diritti inequivocabili a tutti i bambini. Abbiamo il dovere di garantire che questi diritti, non rimangano bei principi sulla carta, ma che diventino realtà. Per questo lanciamo un appello a tutti coloro che hanno a cuore questi diritti, e che si battono perché vengano tutelati e realizzati.
Dobbiamo essere promotori di militanza, diventare sentinelle dei diritti là dove ognuno di noi è. Troppe volte giriamo gli occhi da un’altra parte.

A questo deve servire la democrazia, “permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità” dice Calamandrei “Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. È l'art. 34, in cui è detto: "La scuola è aperta a tutti”. E per tutti intendiamo non solo i capaci e meritevoli, ma anche quelli che attraversano un’infanzia difficile.
Su questi temi ci siamo confrontati nel convegno di Reggio Emilia il 10 marzo 2012 


In fiduciosa attesa

Ogni incontro dei gruppi di auto-mutuo aiuto, così come ogni raduno conviviale, ogni chiacchierata tra noi genitori incrocia il tema della scuola. Scuola vista troppo spesso come un ring, o come mare agitato che provoca frequenti naufragi, dopo i quali ogni volta occorre ricominciare; scuola vista come presenza ineludibile ed inquietante, il monolite del film “2001:Odissea nello spazio”: qualcosa che condiziona il tuo presente e senti che può pregiudicare il tuo futuro.
Scuola che ti chiede il conto, scuola che non ti fa sconti; scuola a cui senti di dover spiegare, ma le spiegazioni assumono un tono implorante. Posizione particolarmente complessa quella dei genitori: noi siamo adulti come le insegnanti (a volte coetanee, a volte amiche o vicine di casa…), ma siamo smarriti come i nostri figli,  e spesso la nostra passata esperienza scolastica va ad intrecciarsi e a determinare quella dei nostri ragazzi.  A volte sarebbe più comodo scappare dal confronto, dall’implacabilità che certi parametri  cosiddetti quantitativi – di cui la scuola degli ultimi tempi si nutre – esercitano nei nostri confronti; ma fuggire non si può… non solo, non si deve.
Perché la scuola è un esercizio di convivenza, una palestra di allenamento, una niente affatto virtuale simulazione di ciò che aspetta i ragazzi “là fuori”, all’uscita della tana familiare. La scuola è la vita. Ai nostri figli non basta il solo nostro amore.  Se vogliamo che i cuccioli crescano e non rimangano progetti incompiuti, dobbiamo consegnarli alla scuola con un sorriso di fiduciosa attesa.
Fiduciosa attesa: eccoci arrivati al punto.
Abbiamo bisogno di guadagnare la fiducia, di averla ma al tempo stesso riuscire a darla; il concetto di fiducia richiama quello di conoscenza, quindi di dialogo e ascolto; questi ultimi non sono autentici se non c’è riconoscimento di pari dignità tra chi si mette in relazione; e la dignità fa venire in mente i diritti e i doveri, e la libertà, e la responsabilità, la padronanza di sé.
Diciamo grazie alla Scuola, che ci obbliga a fare un po’ di chiarezza dentro di noi: ci aiuta a comprendere ciò che veramente desideriamo trasmettere ai nostri figli; tra tanti stimoli futili, tra mille vite possibili, ci sta a cuore che essi arrivino ad essere liberi e padroni di sé, e che i loro occhi siano capaci di guardare l’altro da sé.
Nel nostro percorso, allora, è nata l’idea di un Convegno; non una Conferenza, né una serie di lezioni magistrali, né una Tavola Rotonda di esperti; bensì un “con-venire”, un essere insieme tra persone interessate a qualcosa che le riguarda: perché, infatti, “la scuola ci riguarda tutti”.
Sezione ANFAA REGGIO EMILIA

Note di un metodo scarabocchiato inspirato al principio del “nessuno escluso”.


Sì, io sono uno scarabocchio,
io lo sono, ma lo sei anche tu, e tu, e tu…
Tutti siamo scarabocchi.
Siamo tratti confusi,
colori mescolati, linee incise nel vento
che si incontrano o si spezzano.
Non siamo tutto… Forse un po’ di tutto.
In me c’è un po’ di cielo, un po’ di sole,
nuvole e pioggia, notte e giorno, parole e silenzio.
Siamo come gli scarabocchi, irripetibili,
complicati, strambi, originali, confusi…
tutti speciali.
Non siamo un “che cosa” ma siamo un “chi”.
Non c’è cornice che ci contenga,
né descrizione che ci comprenda

Emilia de Rienzo

Note di un metodo scarabocchiato inspirato al principio del “nessuno escluso”.(2)


L’idea del convegno nasce all’interno di un’associazione di famiglie adottive e affidatarie che da anni si misura sul tema della scuola e ha maturato la convinzione che nella scuola, come nella società, se non vige il principio del “nessuno escluso” si aprono voragini di incomunicabilità.
La realtà attuale nella sua complessità richiede di percorrere strade nuove in cui le alleanze educative escano dagli steccati e si costruiscano riconoscendo che, all’interno di una società in continua trasformazione, l’apporto dato dalle nuove generazioni deve essere richiesto, valorizzato e diventare parte integrante della nostra visione del mondo.

Gli inviti.
In primis sono state sollecitate a riflettere tutte le sezioni ANFAA sia attraverso il questionario che attraverso la partecipazione al blog, consapevoli che il blog sarebbe stato l’asse portante del convegno e le tematiche che lì sarebbero state dibattute avrebbero orientato gli interventi.
Successivamente sono state attivate delle alleanze nelle singole realtà, alcune più istituzionali, altre meno, con l’attenzione però a non chiedere se non ciò che ciascuno si sentiva di poter dare, detto diversamente, nel profondo rispetto dei tempi e dei modi di ciascuno.
Il rafforzamento di contatti già esistenti, in particolare si è verificato a Reggio Emilia, perché è la città dove si sarebbe svolto il convegno: città di grandi tradizioni educative e la cui sezione da anni lavora per sensibilizzare alle tematiche dell’accoglienza, dell’adultità, della responsabilità educativa e dell’impegno nel volontariato.
I contatti sono stati presi secondo lo stile che connota il volontariato: lo scambio faccia a faccia. Tanti sono stati invitati a condividere il progetto che aveva come presupposto l’essere disposti a lavorare con altri tenendo il titolo del convegno come obiettivo e non la visibilità dell’ente e dell’associazione di riferimento, anzi le contaminazioni erano ritenute ricchezza e non ostacolo.
“ A partecipare s’impara dalla partecipazione”


Ornella Thiebat
Illustrazione di Bruno Munari

Note di un metodo scarabocchiato inspirato al principio del “nessuno escluso”.(3)


“ La partecipare s’impara dalla partecipazione”

Per il coinvolgimento dei giovani sono state seguite due strade: una già sperimentata, il laboratorio con gli studenti di scienze della formazione che da tre anni svolgiamo sui temi dell’adozione e dell’affido. Il laboratorio, partendo dai temi degli anni precedenti, quest’anno è stato curvato sul convegno e, alcuni studenti, hanno lavorato ben oltre le 12 ore canoniche.
L’altra, quella di uno stage con il liceo “Matilde di Canossa”, circa 40 ore di impegno, ha portato non solo alla progettazione e alla gestione delle postazioni del convegno da parte degli studenti, ma anche alla sensibilizzazione sulle sue  tematiche all’interno dello scuole primarie da loro frequentate e conosciute.
(N. B. Entrambe le forme sono attuabili in qualsivoglia città.)
Alcuni dei momenti laboratoriali sia del liceo che dell’università sono stati aperti a parenti, amici e conoscenti, ciò ha reso i giovani artefici e portatori di proposte e ci ha consentito di incontrare persone motivate e sensibili.
Per le altre classi coinvolte, due del liceo e una di un professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione ( i ragazzi hanno servito al buffet), si è proceduto con un invito fatto in classe agli studenti e agli insegnanti spiegando gli scopi del convegno per non ridurre il tutto a un momento buttato lì, senza un prima e un poi, e per evitare di considerare le persone “mezzi” di cui servirsi in determinate occasioni..
Queste modalità sono state ovviamente usate anche con le altre associazioni e in generale con coloro che hanno dato il loro contributo scarabocchiando con noi e interrogandosi su dove e come il loro apporto potesse essere utile e proficuo.
Nessuno di loro ha chiesto di poter prendere la parola all’interno del convegno, consapevoli che il senso stava nel “servizio” all’iniziativa, nel collaborare agli allestimenti, ai blog interattivi, anziché nello spiegare chi uno era e perché era lì.
È stato un momento di testimonianza dell’essere cittadini e negli scambi che si sono realizzati nelle diverse aule c’è stato modo di conoscersi reciprocamente e di allargare i proprio orizzonti.
La condivisione di spirito, mezzi, finalità comuni è stata affidata al lavoro propedeutico di cui il convegno si sapeva, sarebbe stato un momento di sistemazione, ma soprattutto di apertura a nuove forme di intervento.
Ornella Thiebat

mercoledì 30 maggio 2012

Cosa ti aspetti, cosa ti porti a casa dal convegno?


Cosa ti aspetti da questo Convegno?
Di trovare un concetto di scuola ben diverso da quello che viviamo
Di imparare qualcosa di positivo
Non mi sono fatta un’idea, penso ad un reciproco scambio di idee
Un po’ di granum salis negli insegnanti
Iniziare un percorso scolastico ancora migliore rispetto a quello che offre la scuola attualmente
Serenità
Critica, analisi e vitale speranza
Di condividere una bella giornata di confronto, di apprendimento e di divertirmi
Nozioni utili per cambiare la mente

Cosa ti porti a casa dal convegno?
La testimonianza dei maestri e l’appello
Finalmente la consapevolezza di accogliere…  oltre che istruire
Nuova visione della gioventù di oggi
L’eleganza del riccio che è presente in tutti noi
Gli anziani di Rete sono stati davvero carini!
Un piccolo sasso gettato nello stagno
Una grande fiducia nel futuro
Grazie per le rose, per i lavori a mano, mi è piaciuto davvero tanto
Una giornata inimmaginabile, dei grandi spunti di riflessione
Grazie

La metafora dello scarabocchio



…………..con la metafora dello scarabocchio è rappresentata perfettamente e completamente  la complessità e la varietà dell’interiorità dell’uomo.

………… ogni tanto anche gli insegnanti dovrebbero leggere questa poesia per rendersi conto che gli alunni hanno bisogno di creatività, semplicità e “aria aperta” per tracciare e mescolare le linee e i colori della loro personalità. (C.)